Carpi

Antica signoria dei Pio, la città conserva un notevole patrimonio artistico con testimonianze di epoca medioevale (Piazzale Re Astolfo, centro della città fino all'inizio del '500, è cuore della città medievale, con l'edifico romanico La Sagra, l'antico Castelvecchio e la manifattura Loria, stabilimento per la produzione dei cappelli di paglia e ora biblioteca multimediale). Una città che conserva ancora oggi, l’impronta dei dettami colti e razionali della civiltà rinascimentale italiana ben percepibile nella spaziosissima e nobilissima Piazza dei Martiri (oltre 16000 mq), che è una vera e propria costruzione prospettica e scenografica e nasce come centro politico, amministrativo e religioso della città dai primi anni del Cinquecento fino a oggi.


L’ampio spazio è delimitato da Palazzo dei Pio, possente e articolata dimora signorile, sede tra l’altro dei Musei Civici della città; dalla Cattedrale della Madonna Assunta – realizzata sul lato nord della piazza – progettata probabilmente dallo stesso Peruzzi sull'esempio di S. Pietro a Roma; dal quattrocentesco Portico Lungo, di fronte al Palazzo dei Pio con 52 arcate uniformate nel Cinquecento che accompagnano la piazza per tutta la sua lunghezza e che hanno come appendice le alte volte del Portico del Mercato del Grano.

Verso sud, si trova il Teatro Comunale, fiancheggiato dal settecentesco Palazzo Scacchetti, sede municipale. La cittadella medievale è rappresentata da Piazzale Re Astolfo e dalla Pieve di Santa Maria in Castello (detta La Sagra), la chiesa fondata nel 751 ad opera del re longobardo Astolfo, è riedificata secondo la tradizione quasi completamente in epoca matildica e successivamente rimaneggiata in epoca rinascimentale dal Peruzzi. La chiesa è affiancata dalla Torre Campanaria costruita nei primi decenni del XIII secolo. La Chiesa di San Nicolò, costruzione tra le più significative del Rinascimento padano, viene realizzata nelle attuali forme a partire dalla fine del Quattrocento con strutture architettoniche ispirate a modelli lombardi e bramanteschi.

Di notevole interesse è il Complesso dedicato a San Rocco, l’attuale struttura – frutto di successivi recuperi – è databile a metà Settecento. Il convento, imperniato nel chiostro porticato, è ora sede di alcuni degli Istituti Culturali della città. La chiesa cinquecentesca e nelle vicinanze del centro storico (via Rovighi) si trovano due Sinagoghe, la più antica è di epoca settecentesca, mentre una seconda è stata realizzata a metà Ottocento su progetto di Achille Sammarini. Il tempio è stato utilizzato per il culto fino ai primi vent’anni del Novecento. Carpi, ancora oggi, conserva una vivace attività industriale ed artigianali, scambi commerciali e culturali, vita artistica e scientifica.


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CAMPOGALLIANO


“Benvenuti nella città della Bilancia”, questo troverà scritto il visitatore che giunge nel nostro paese. É infatti storica la tradizione di produzione di bilance che ne ha caratterizzato negli anni, un forte sviluppo industriale in questo settore. Non è infatti un caso se, per conservare la tradizione e documentare l'evoluzione dello strumento nel tempo, nel 1989 è stato istituito il Museo della bilancia , unico nel suo genere in Italia. Una testimonianza documentale e tecnica sulla storia della pesatura dall'epoca medioevale ai giorni nostri, racchiusa in oltre 9.000 reperti, provenienti anche da donazioni di privati ed enti. Tra le emergenze artistiche si segnalano la prestigiosa raccolta di ex voto presso il Santuario della Sassola, la seicentesca Torre dell'orologio in Piazza Castello, nucleo urbano antico vicinissimo al sito medioevale delle Montagnole, le architetture contemporanee di Piazza della Bilancia.


Per gli amanti dello sport e della natura si consiglia una visita ai Laghi Curiel, cave di ghiaia colmate da acqua di falda che hanno permesso alla vegetazione palustre di crescere rigogliosa e in cui hanno trovato il loro habitat oltre cento varietà di uccelli. Sempre nell'area si trova il Parco fluviale del Secchia, una Riserva naturale orientata con funzione di riequilibrio biologico,composta da specchi d'acqua, terreni agricoli e un alveo fluviale. L'intero complesso è organizzato con vari punti di ristoro, sosta e osservazione.

Attenzione il tutto nelle vicinanze di La Casetta!

E' infatti possibile raggiungere questi luoghi utilizzando la pista ciclabile o pedonale adiacente alla casa, che vi condurrà sino al centro del paese e al Museo della Bilancia. Non solo, proseguendo lungo l'argine sarà possibile giungere al Parco Nazionale del fiume Secchia (Laghi Curiel). Cuore del parco sono i suoi numerosi laghetti percorribili in bici, a piedi o a cavallo. Luogo, dove è possibile ammirare bellezze faunistiche e naturalistiche, rilassarsi all'aria aperta magari degustando le specialità gastronomiche ed enologiche che i ristoranti locali offrono.

Per i più sprint, è possibile svolgere attività sportive come il canottaggio, trekking esplorativo o lezioni di windsurf.

Attenzione: per gli amanti della bici, proseguendo sulla ciclabile per circa 7 km è possibile giungere direttamente in centro a Modena o risalire il fiume in entrambe le direzioni: verso l'appennino o la pianura carpigiana/reggiana.

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FORMIGINE

Una cittadina dal sapore medievale, testimoniata dalla maestosità del castello (1201), che si incastona armoniosamente nel contesto cittadino. La rocca è ancora oggi, il centro della vita culturale della città, grazie ai suoi numerosi eventi oltre a custodire i preziosi affreschi di uno dei più apprezzati artisti contemporanei: David Tremlett. I locali del centro offrono un piacevole ristoro in un ambiente sgombro dal traffico delle automobili e le occasioni di shopping sono varie e di qualità. Di fronte al castello, oltre l’antica via Giardini, si affaccia la chiesa parrocchiale, dedicata a S. Bartolomeo e la Loggia, edificio del Quattrocento. Non molto distante, l’oratorio del Conventino e la chiesa della Madonna del Ponte.


Formigine ha anche un’anima verde: da secoli luogo eletto per i signori della città che venivano da queste parti a costruire le ville di campagna, il territorio si distingue anche oggi per la sua vocazione residenziale. Da queste parti è facile passeggiare fra viali alberati, pedalare fra viottoli e parchi rurali. Nel Parco della Resistenza, simbolo del parco che circonda Villa Gandini, magnifico esempio di architettura neoclassica modenese, vi sono i due maestosi esemplari di ginkgo biloba, sul lato meridionale della villa. Gli esemplari arborei sono quasi 500 e la flora è costituita da più di 60 specie, fra essenze autoctone ed essenze esotiche. La sezione storica del parco ospita maestosi faggi, pregiati esemplari di pini argentati, un cedro del Libano. Il Parco Archeologico del Castello, con più di 4000 mq di superficie, si presenta come una rigogliosa arena verde dove le antiche torri fungono da scenografico fondale. Ospita un’area archeologica che conserva i resti dell’antica pieve dedicata a San Bartolomeo, dell’annesso campanile e di alcune sepolture. Questo è il nucleo più antico dell’abitato rurale, le cui origini risalgono al X secolo. Il percorso naturalistico lungo il Torrente Tiepido è un corridoio ecologico percorribile a piedi o in bicicletta, è attrezzato con zone di sosta complete di attrezzature per un ristoro. Collocata sulle rive del fiume Secchia, l'Oasi di Colombarone, sito di Importanza Comunitaria (SIC) ospita una ricca avifauna che annovera germani reali, folaghe, gallinelle d’acqua, aironi cenerini, nitticore, garzette, svassi maggiori, tuffetti, e specie più rare come il tarabuso. Un luogo di serenità e pace dove immergersi nella natura. L’oasi è punto d’accesso del Percorso Natura Secchia, un itinerario ciclo-pedonale che da Modena arriva a Castellarano (RE) per una lunghezza di 33 km.


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NONANTOLA

Nata come colonia romana, è famosa principalmente per la sua storia medievale legata al monastero benedettino di San Silvestro, fondato nel 752 d.C. Il centro storico del paese conserva ancora numerosi segni e tesori, come la Torre dei Modenesi o dell’Orologio, costruita nel 1261. A due passi dalla torre si incontra la Piazza del Pozzo chiusa su tre lati da edifici che fin dal quattrocento ospitavano la sala in cui si riuniva il Consiglio del Comune e la scuola, la Residenza Vecchia della Partecipanza, il forno, la salina dove si immagazzinava e si vendeva il sale per tutta la popolazione: l’antica Piazza della Comunità. Sul lato est, un bellissimo palazzo delle linee sette-ottocentesche: la Residenza Nuova della Partecipanza Agraria di Nonantola. La facciata presenta un portone con arco a tutto sesto che porta ad un androne passante e ad una bella corte interna attraverso cui si arriva al giardino collocato nel luogo in cui si trovavano le fosse castellane che circondavano le antiche mura. All’interno dell’edificio è conservato l’importante archivio della Partecipanza Agraria di Nonantola ed è possibile vedere una mostra permanente che racconta la storia di questo ente millenario.


L'antico centro storico ospita anche alcuni palazzi tra cui Palazzo Previdi dove è possibile notare una lunetta a bassorilievo in cotto raffigurante l’incontro tra Dante a Cacciaguida, che rende omaggio alla supposta origine nonantolana di Dante Alighieri.

Presso piazza Caduti Partigiani, sorge l’antico monastero, fondato nell’VIII secolo, che testimonia l’articolata struttura dei centri monastici. Della facciata originale resta il portale scolpito e presenta formelle che raccontano la storia del monastero e scene della natività di Gesù. Un momento di grande suggestione nella visita all’Abbazia si ha quando si incontra la cripta con le sue 64 colonne eleganti e sormontate da capitelli di forma e di epoche diverse, 36 dei quali sono datati dall’ VIII all’inizio del XIII secolo. Da una porta laterale si raggiunge il cortile interno dell’antico complesso monastico, chiuso su due lati da un porticato trecentesco e dal palazzo dell’ex seminario. A est si affacciano le absidi: esse non furono alterate dai restauri novecenteschi e sono scandite da lesene che reggono arcate sottolineate da file di archetti ciechi.

A Nonantola gran parte delle antiche strutture monastiche oggi ospitano l’Archivio Abbaziale, con il suo nucleo straordinario di più 4.500 pergamene che testimoniano la storia medievale di Nonantola e il Museo Benedettino Nonantolano e Diocesano di Arte Sacra.

Nel museo è esposto il Tesoro abbaziale formato da straordinari pezzi di oreficeria sacra tra cui spicca la reliquia della Santa Croce che racchiude un frammento della Croce di Cristo; da codici preziosissimi come l’Acta Sanctorum, che contiene la vita dei santi venerati a Nonantola: Anselmo abate, Silvestro papa, Adriano III e il Cantatorium, uno dei più antichi codici musicali che presenta una coperta in legno e avorio di straordinaria bellezza. Vi sono poi esposti importanti dipinti, pergamene e oggetti d’oro e d’argento di raffinata fattura.


La Partecipanza Agraria

Alla storia dell’Abbazia e della Comunità di Nonantola si intreccia la particolare storia della Partecipanza Agraria. Si tratta di un Ente morale che ancora oggi gestisce, secondo antichissime regole, circa 760 ha di terreni agricoli a nord del centro urbano. Le Partecipanze Agrarie sono una delle ultime forme di gestione collettiva dei terreni di origine medievale. La Partecipanza Agraria di Nonantola risale ad una carta di franchigia del 1058 nella quale l’abate Gotescalco prometteva la concessione di una serie di terreni al popolo nonantolano che in cambio doveva provvedere alla costruzione delle mura e alla protezione del castrum; per godere del diritto sui terreni la charta di Gotescalco prevedeva la clausola dell’ereditarietà dei terreni, che creava un forte vincolo di dipendenza tra uomini, terra e monastero, e l’obbligo di residenza. Seguendo regole quasi immutate nel tempo il patrimonio fondiario collettivo della Partecipanza viene ripartito periodicamente, tramite sorteggio, tra i discendenti delle famiglie originarie (sono 22 i cognomi delle famiglie nonantolane che beneficiano oggi di questo diritto).

La Partecipanza presenta alcuni degli itinerari ambientali più interessanti della Provincia di Modena: partendo dal centro del paese, in bicicletta o in automobile, è possibile raggiungere in breve l’Oasi di Riequilibrio Ecologico “Il Torrazzuolo”, posta in una zona attraversata dai tre canali che rappresentano l’ossatura del sistema idrografico nonantolano: il canal Torbido, la Fossa Bosca e la Fossa Sorga. Qui a partire dal 1991 è stato ricostituito un bosco con migliaia di essenze tipiche della nostra pianura mentre una palude e prati umidi hanno permesso a molte specie di animali selvatici e di uccelli acquatici di ritrovare il loro habitat naturale. In quella che si chiama Casa della Guardia, al limitare del bosco, è stata ricavata un’aula didattica e creata una interessante raccolta di attrezzi e utensili legati alla civiltà contadina.

Villa Emma

Nonantola, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu teatro di una vicenda legata all’ olocausto in cui emerse un prezioso e positivo esempio di resistenza civile. La storia dei “Ragazzi di Villa Emma” risale al periodo tra il luglio 1942 e il settembre 1943 quando arrivarono a Nonantola 73 ragazzi ebrei di varie nazionalità che soggiornarono per un certo periodo a Villa Emma e che riuscirono a salvarsi e a fuggire in Svizzera grazie all’aiuto di numerosi cittadini nonantolani. Una mostra permanente sulla vicenda dei “Ragazzi Ebrei di Villa Emma a Nonantola” è allestita al piano terra del Museo di Nonantola.

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SAN MARTINO IN RIO

Il Comune di San Martino in Rio è un luogo ricco di storia e cultura, la cui visita prevede ben più di uno spunto di approfondimento per conoscere il territorio emiliano. Nel centro storico è possibile ammirare, La Rocca, una struttura a pianta quadrangolare che conserva intatta una torre, con merlatura ghibellina. Nell’interno, gli ambienti più significativi sono la Cappella di S. Giovanni (XV secolo) e alcune stanze con cassettoni dipinti, affreschi e stucchi risalenti ai secoli XV-XVIII.


Collegiata dei Santi Martino e Venerio, prospetta su di una vasta piazza unitamente alla Rocca Estense e alla vecchia casa Pretoria. L’interno è interessante sia dal punto di vista architettonico che artistico. Numerose sono le opere che vi si conservano come pure gli arredi liturgici. Oltre alle pale d’altare sono degni di nota i paliotti in scagliola carpigiana e i tessuti conservati nella sagrestia. La Trinità, con angeli e i Santi Francesco e Giovanni Battista porta inserito in basso un riquadro con un affresco raffigurante la Madonna col Bambino. Il dipinto è emblematico per il significato tutto controriformista del recupero delle antiche immagini sacre, specie se mariane. L’antico affresco, di esecuzione quattrocentesca goticizzante, è inserito in una vasta tela che serve da gloria e da fondale. L’impasto coloristico, l’ardito scorcio degli angeli e della gloria con la Trinità, il denso chiaroscuro delle figure in primo piano, denotano l’esecuzione del quadro dovuta al veneziano Domenico Tintoretto.

La tela dei Santi Antonio da Padova e Francesco in adorazione dell’Immagine della Vergine presenta gli stessi connotati iconologici del quadro del Tintoretto.


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CORREGGIO

Cittadina d' origine medievale legata alla dominazione longobarda, oggi Correggio è uno dei comuni più estesi e popolati della Provincia, nonchè culla d'artisti. Già abitata in epoca romana e longobarda, la cittadina fu feudo dal XI secolo della famiglia che qui prese il nome: i Da Correggio, che tra XVI e XV secolo rivaleggiarono con Visconti ed Este, divenendo (anche) signori di Parma per un breve periodo. Secondo la leggenda il nome del luogo deriva dal capostipite dei Da Correggio che durante una battaglia, ferito gravemente vicino alla "corrigia" (cintura), fu salvato grazie all'intervento della Madonna.


Il centro storico di Correggio appare ancora ben conservato. Corso Mazzini è l'arteria principale del centro storico che conserva l'antico acciottolato con doppie corsie in granito per facilitare il transito dei carri. Il corso e fiancheggiato da ambo le parti dai portici lastricati in marmo di Verona. Uno dei principali monumenti di Correggio è Palazzo Principi iniziato nel 1507. Mirabile il portale finemente scolpito e nelle sale, con soffitti a cassettoni e lacunari, sono ospitati la Biblioteca Civica, gli archivi correggesi e il museo civico "Il Correggio" che accoglie dodici arazzi fiamminghi del XVI sec., preziosi quadri tra cui opere di Donnini, Asioli, Malatesta e soprattutto la "Testa di Cristo" del Mantegna (1494). Di fianco al palazzo il neo-classico Teatro intitolato al musicista Correggese Beato Asioli e dirigendosi verso il centro, la Basilica di San Quirino eretta tra la prima e la seconda metà del '500 con il suo caratteristico campanile, già torre della rocca trecentesca. All'interno un prezioso reliquario quattrocentesco in avorio. Poco distante la Chiesa di S.Francesco costruita nel 1470. Armonico ed elegante l'esterno, in cotto con fregi, rosoni e lesene semplici ma di grande effetto visivo. Non molto discosta le chiese di S.Chiara (1666) e di S.Sebastiano, costruita accanto al complesso del Convitto.

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RUBIERA

Il territorio comunale si estende ai lati della Via Emilia, a partire dalle casse d'espansione del fiume Secchia. La Via centrale è fiancheggiata dai portici ed è possibile trovare il palazzo già dei Boiardo poi dei Sacrati: che diventarono feudatari nel 1433 dopo il trasferimento dei Boiardo a Scandiano. L'antico palazzo civico ora sede della biblioteca comunale, risalente in molte sue parti al XV secolo. Di fronte a palazzo Sacrati si alza l'oratorio laicale della Santissima Annunziata innalzato dal 1710 al 1713 dopo gravi contrasti di potere col Governatore Donelli (1701). A mano destra in direzione di Modena vi è la Chiesa parrocchiale, costruita dai Minori Conventuali nel 1704 e occupa l'area sulla quale si innalzava l'antico oratorio della Annunziata, di origine quattrocentesca, detto però prima del 1460 di S. Bartolomeo. Al centro sempre su lato sud i resti dell'antica Parrocchiale dedicata ai santi Donnino e Biagio, con interessante absidicola e campanile che si innesta su di essa, già nominata in un atto del 1302. Fra le cose notevoli ricordiamo la torre detta della campana, risalente al 1556, la torre dell'orologio del 1537, l'ex Monastero dei Minori Conventuali ora Palazzo Rainusso ed il bellissimo complesso ora "La Corte Ospitale" . Il tutto è opera di maestranze locali della metà del XV secolo.


La Corte Ospitale

Era uno dei più importanti ospedali per pellegrini che sorgevano fra Secchia ed Enza lungo il corso della via Emilia. Gestito da una piccola comunità di benedettini, esisteva forse già nel 1179. La chiesa venne affrescata nel 1543 con un ciclo di pitture e decorazioni da Benvenuto Tisi detto il Garofalo, uno dei pittori più famosi della corte di Ferrara. L’Ospitale dedicato a S.Antonio era per l’epoca un edificio enorme e innalzandosi nella pianura era visibile anche da molto lontano. L’ospizio offriva l’ospitalità di una notte e di un solo pasto ai pellegrini ed ai viandanti. Chi non poteva fermarsi riceveva un po’ di pane o qualche capo di vestiario. Per gli ammalati funzionava un’infermeria ed era fornita anche l’assistenza religiosa. Importante era poi la possibilità di attraversare il fiume, l’ospedale infatti deteneva i diritti sul passaggio del Secchia che funzionava giorno e notte e che garantiva gratuitamente solo ai poveri, ai pellegrini e ai religiosi. I fabbricati, di eccezionale valore monumentale, si articolano con un impianto quadrangolare comprendendo il corpo principale, su due livelli, ed i fabbricati di servizio. La chiesa è ad una sola navata in volto a crociera a sesto ribassato ed abside pentagonale. Vi rimangono ancora molte parti degli affreschi del Garofalo. La torre campanaria è bassa e massiccia, sostenuta da quattro arcate a tutto sesto formanti un portico a volta a crociera. Gli ambienti funzionali all’attività dell’ospizio quali refettori e dormitori sono disposti intorno all’ampio cortile centrale con porticato a crociera sostenuto da 36 colonne. Sono ancora notabili i bellissimi e vari semicapitelli in arenaria. Di fronte all’ingresso principale si vede la snella torretta dell’orologio con una campanella in vertice. Il complesso monumentale è ora sede di tre importanti associazioni culturali: La Corte Ospitale, centro di produzione, promozione, ricerca, museo e documentazione teatrale; il Parco fluviale del fiume Secchia nato per la gestione, la tutela e la riqualificazione del territorio interessato dalle “casse di espansione del fiume Secchia ” e dalla Riserva Naturale Orientata; Linea di Confine progetto culturale di rilevazione fotografica del territorio.

Pieve romanica di SS. Faustino e Giovita

Una delle più antiche Pievi romaniche della diocesi citata in un documento già dal 945. Secondo la tradizione il primitivo tempio venne fatto costruire dalla contessa Matilde di Canossa che nella zona possedeva diversi beni. La facciata ricostruita nel 1870 è in stile lombardo su disegno del prof. Faccioli di Bologna. La porta arcuata è ornata da colonne in marmo e da un tempietto sormontato da una bifora antica. Al culmine della facciata sono posti quattro pinnacoli ottagonali con le croci. Nella parte posteriore sono visibili le tre absidi ripartite da lesene e caratterizzate dalla sequenza degli archetti, alcune mensolature presentano elementi geometrici, altre la raffigurazione di animali simbolici. Sono anche notabili le finestrature oblunghe a stipite strombato. L’architettura interna è stata ampiamente trasformata e solo in parte sono visibili alcuni elementi dell’antica struttura. All’interno un tabernacolo in marmo di Carrara, un prezioso affresco duecentesco della Madonna con Bambino ed una tela cinquecentesca raffigurante i SS. Faustino e Giovita.


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